Mille papaveri rossi by Sergio Badino

Mille papaveri rossi by Sergio Badino

autore:Sergio Badino [Badino, Sergio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2023-10-17T12:00:00+00:00


28

Per un istante sembrò che Fiorenzo volesse aiutare Luigi a rialzarsi: lo afferrò per un braccio, sotto un’ascella, e lo sollevò di peso, ma solo per spingerlo con rabbia verso la scala.

– Ti prego, papà… – disse lui con un filo di voce intriso di lacrime.

Il padre gli torse il braccio e glielo strinse con forza mentre continuava a spingerlo su per i gradini.

– È l’ultima volta che disobbedisci. Questo posto è pericolante, va raso al suolo. E che non ti veda mai più con una chitarra tra le mani.

La voce si perse all’esterno, in mezzo agli alberi, insieme al fruscio dei loro piedi sulle foglie e tra l’erba. Per diversi istanti Piero e io non riuscimmo a muoverci, impietriti dalla violenza di quell’apparizione. Chi era stato a dirglielo? Don Filippo, non avevo dubbi. Fiorenzo doveva avergli chiesto di tenerci d’occhio, e lui gli aveva riferito il momento in cui Luigi e io ci saremmo recati da lui. Ecco l’errore: fiondarci subito alla masseria appena usciti dalla canonica. Fiorenzo era di sicuro appostato fuori e ci aveva seguiti. Guardai la chitarra di Luigi, poggiata in un angolo.

– Se la lasciamo qui, – dissi a Piero – sarà schiacciata insieme a tutto il resto.

– Non possiamo farci niente – rispose.

Mi piazzai davanti a lui, a pochi centimetri dal suo viso e lo fissai dritto negli occhi.

– Salviamola! – sorrisi e gli afferrai le spalle. – Portiamola a casa con noi, con i nostri strumenti. Sono sicura che Luigi avrà ancora voglia di suonare.

– Però così lo mettiamo nei guai. Lo abbiamo già fatto una volta… e ora non credo passerà una bella serata.

– Quindi tu la vuoi abbandonare qui – gli lasciai le spalle e indicai la chitarra – sotto le macerie, come desidera Fiorenzo.

Piero non si scompose. Sollevò le sopracciglia e mi guardò: – D’accordo, prendiamola, – disse poi – ma non devi dirlo a Luigi. Tienila tu, a casa tua, e se lui, un giorno, ci dirà che ha voglia di suonare di nuovo con noi, gliela daremo, ma non prima. Non se la cosa non viene da lui. Ci stai?

Non era quello che avrei voluto io, ma sembrava ragionevole. Piero era riuscito a pensare al bene del nostro amico, mentre io speravo solo che avremmo ripreso a suonare insieme per assecondare il mio desiderio di cantare in un gruppo.

– Ci sto – annuii a labbra strette.

Qualche ora dopo ci ritrovammo tutti in piazza. Prima di tornare dai miei avevo accompagnato Piero a casa sua, in modo da attutire con Teresa e Bertin l’impatto della ricomparsa. Credevo che almeno il padre lo avrebbe un po’ rimproverato, invece lo strinse forte e non lo lasciò almeno finché non ritenne che le lacrime che aveva versato non si vedessero più. Teresa invece pianse senza sosta e non smise di ringraziarmi nemmeno quando, mentre mi voltavo a sorriderle, mi allontanai verso casa mia. Raccontai tutto ai miei genitori: mi ascoltarono senza dire una parola mentre si scambiavano i soliti sguardi complici e muti con cui comunicavano quando erano preoccupati.



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